MOTONAUTICA: Piccoli campioni crescono
Mario Ladiè
Campione del Mondo
A tre anni dal primo titolo italiano e un anno dopo la conquista dell'europeo
il 19enne santangiolino conquista il titolo mondiale
Sempre più su e sempre più bravo! Non ci sono
parole che tengano: pochi come lui, così giovane ed in
così poco tempo, hanno scalato con successo i gradini delle
vittorie, fino a raggiungere il massimo livello di categoria.
Mario Ladiè non si ferma davanti a nulla. La sua non è
la vita del ragazzino pieno di soldi, che può permettersi
svaghi costosi e che, quindi, con un po' di talento, prima o poi
riesce a sfondare. Anzi…. Mario lavora tutti i giorni nell'attività
commerciale di famiglia, ha già conosciuto prove che altri
affrontano in età ben più matura. Ma la sua volontà,
la sua caparbietà, il suo impegno e la sua bravura lo hanno
già portato a raggiungere risultati di alto livello. A
16 anni Campione d'Italia nella categoria T/740 Stock, a 18 anni
Campione d'Europa e a 19 Campione del Mondo nella categoria PR
550. |
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La barca da gara non è più quella di
quando aveva 16 anni. Lo scafo è un gommone planante prodotto
dalla ditta BAG-MAR di San Giuliano Milanese, il motore è un
SELVA 550 da 40 CV messo a punto dalla Star Motor Service. Si corre
in coppia: pilota e co-pilota. Il primo, cioè Mario, è
quello che conduce l'imbarcazione, l'altro (anzi l'altra, perché
si tratta di Ilaria Del Ben, una bella e simpatica 20enne di San Donato
Milanese) ha il compito di contribuire a mantenere l'assetto più
efficace dell'imbarcazione, spostando il proprio peso da una parte
e dall'altra, soprattutto durante l'esecuzione delle virate.
Siamo andati a trovarlo a casa, in via Pandini, per farci raccontare
le emozioni, i timori e le gioie che nascono durante la disputa di
gare importanti e dopo il successo in competizioni di livello internazionale.
Dunque, Mario, per te è diventata un'abitudine vincere.
Tutto facile? Tutto semplice?
No, no, altro che facile. Prima di tutto bisogna avere una buona barca
ed un buon motore. Poi bisogna allenarsi sul serio e, infine, durante
la gara, non si può perdere la concentrazione nemmeno per un
secondo, altrimenti si rischia grosso. Gli imprevisti sono frequenti
e le cose non vanno sempre lisce.
D'accordo, ma tu in due anni ti sei portato a casa titolo
europeo e titolo mondiale. Vuol dire che vai forte e tutto funziona
a dovere.
Non è proprio così. Sarebbe più facile se il
campionato europeo e quello mondiale si disputassero su diverse gare
in giorni diversi. Ma qui ci si gioca tutto in una giornata: una solo
competizione divisa in 4 manches. Se quel giorno ti va storto qualcosa
o il motore fa i capricci, non c'è possibilità di recupero,
non ci sono altre occasioni per rifarsi.
Come si svolge la gara mondiale?
Quest'anno il campionato del mondo si è disputato a Tarragona,
in Spagna, sul mare. Per qualificarsi e per guadagnare i primi posti
nella griglia di partenza ci sono prove di qualificazione. 40 minuti
di prove libere per mettere a punto assetto barca e motore, poi 60
di prove cronometrate. In base ai risultati delle prove cronometrate
si stabilisce la griglia di partenza, come nelle gare automobilistiche
o motociclistiche.
A te, però, va tutto bene.
Eh no! Proprio nel campionato del mondo ho avuto paura di non riuscire
nemmeno a disputare la gara. Le prove erano andate bene, avevo conquistato
il primo posto, ma il circuito di raffreddamento del motore non funzionava
a dovere, si bloccava. Il tempo per sostituire la parte malfunzionante
era poco, così, per evitare il rischio di fondere il motore
durante la prima manche, abbiamo deciso di non disputarla, per evitare
di compromettere tutta la gara. Durante la prima manche siamo riusciti
a sostituire le parti difettose. Solo che, così facendo, son
dovuto partire in ultima posizione nella seconda manche. Ma tutto
è andato bene: l'ho vinta e ho vinto anche le due successive.
Nessuno è riuscito a battermi.
Vuol dire che sei fortissimo e che altrettanto in gamba sono
stati il co-pilota, chi ha curato l'assetto della barca e chi ha messo
a punto il motore.
Sì, sì. Siamo stati tutti bravi. Poi vincere all'estero,
a casa degli altri è una soddisfazione ancora più grande.
Loro, gli spagnoli, ci sono rimasti proprio un po' male.
Si corrono dei rischi in corsa?
I rischi sono quelli presenti un po' in tutti gli sport di velocità.
Certo non bisogna mai distrarsi, nemmeno per un attimo. Non ci si
può guardare attorno, ci si concentra su come virare, come
tagliare l'onda, come sfidare il vento. Ci vuole un'attenzione continua.
Poi, con l'esperienza, molte cose, molti gesti, molte reazioni vengono
spontanei, ma questo non significa che si possano prendere le gare
alla leggera. Basta un attimo e ci si trova a volare per aria o immersi
nell'acqua a testa in giù con sopra lo scafo capovolto. Portiamo
casco, collare e giubbino salvagente, ma quando c'è uno scontro
tra imbarcazioni o quando si vola per aria e si ricade sull'acqua,
le conseguenze possono essere pesanti.
E adesso, quali sono i tuoi programmi per il futuro?
Nel 2004 spero di disputare un buon campionato mondiale in FORMULA
1000 INTERNAZIONALE. Lì le regole sono diverse: si devono disputare
numerose gare, in diverse località, sia sul mare, che sul lago
o sul fiume. Perciò bisogna avere un bagaglio di esperienza
più ampio. Quest'anno ho già disputato gare mondiali
in Formula 1000 a Vienna, a Berlino, a Milano. L'imbarcazione è
molto diversa: è un catamarano con un motore molto più
potente e si possono raggiungere velocità di 140 Km/ora. E
poi la concorrenza è molto più forte: ci sono piloti
che provengono da tutto il mondo, specialmente spagnoli, finlandesi,
norvegesi, slovacchi, ungheresi, svizzeri.
Ma il mio sogno è quello di arrivare alla classe 2500, la Formula
1 della motonautica, con motori da 370 CV e barche che filano a 260
Km/ora.
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Non c'è che dire: grinta e determinazione non mancano al nostro
giovane e bravo concittatino. Complimenti, Mario, e in bocca al lupo
per le future gare! Anche con te il nome di Sant'Angelo gira per il
mondo e si fa onore.
Angelo Pozzi
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