Importanti novità sull'arte
in Basilica
Don Angelo Sangalli, nel 1968, in un commento sull'arte
della nostra Basilica, così si esprimeva:"…il tempio
s'impone ai santangiolini stessi che possono essere ben orgogliosi
di possedere tanto splendore basilicale da onorare la loro antica
fede tramandando ai posteri, perfezionata, quella realtà religiosa
che un popolo sa attuare sempre con maggior fedeltà e miglior
senso artistico e religioso".
La sua analisi e le sue osservazioni rispecchiano pienamente il valore
artistico-culturale che la nostra Basilica racchiude e che non è
pienamente apprezzato e conosciuto.
I lavori di manutenzione e restauro intrapresi in questi ultimi anni,
hanno richiesto un approfondimento storico sulle origini di parti
architettoniche, scultoree o pittoriche e le notizie acquisite, in
alcuni casi, sono state una conferma di ipotesi o supposizioni, in
altri delle vere e proprie novità, sicuramente piacevoli.
Uno dei tre dipinti, collocati sulla volta della cappella
della Madonna del Rosario, recentemente attribuiti
a Tanzio da Varallo, che sarebbvero stati realizzati
tra il 1622 e il 1630
La notizia nuova è quella relativa agli affreschi (strappi)
collocati nella volta della cappella della Madonna del Rosario, che
finora erano attribuiti a pittori della cerchia del Morazzone (1573-1626),
mentre, grazie ad una ricerca pubblicata sul numero 9/2003 della rivista
di arte antica e moderna "Nuovi Studi", sono attribuiti
a Tanzio da Varallo (1580-1632).
Nel saggio, opera dello storico dell'arte prof. Federico Cavalieri,
le opere "…mostrano evidenti punti di contatto con la produzione
degli ultimi anni del pittore e con gli affreschi di S. Maria della
Pace in Milano …".
Novità e conferme anche per i quadri collocati nel coro; le
tre grandi tele con episodi della vita di S. Antonio, secondo la valutazione
dello stesso esperto, sono riconducibili all'opera del pittore milanese
Donato Mazzolino, mentre per la tela raffigurante la Presentazione
al tempio, si conferma l'attribuzione a Simone Peterzano (1540-1596)
nella cui bottega operò il Caravaggio.
Per quanto riguarda l'opera più importante e preziosa della
nostra Basilica, la tavola dell'arcangelo Raffaele, collocata nella
cappella del Santissimo, è stato compiuto un sopralluogo nel
mese di luglio scorso da parte della responsabile dei Beni Artistici
dott.ssa Cristina Quattrini, che ha rilevato un grave e generale deterioramento
del dipinto.
Dal verbale di sopralluogo si apprende che:"…il quadro
databile approssimativamente fra il quarto e il quinto decennio del
Cinquecento, è opera di un pittore che risente del leonardismo
più tardo (Cesare Magni) e al tempo stesso dell'influenza di
Gaudenzio Ferrari (1475-1546) e della sua scuola".
Il dipinto realizzato su tre tavole lignee accostate, presenta diffuse
sconnessioni con profonde crepe ad andamento verticale che interessano
il supporto pittorico e il colore che in alcuni punti risulta mancante
o sollevato.
Preso atto di questa grave situazione, al fine di evitare ulteriori
cadute della pellicola pittorica, la stessa soprintendenza ha incaricato
la restauratrice dott.ssa Paola Borghese di effettuare un intervento
di velinatura, consistente nell'applicazione temporanea, sulle parti
degradate, di striscioline di carta giapponese imbevute di colla.
Durante le fasi di pulitura, la responsabile dell'operazione ha potuto
approfondire le caratteristiche del dipinto attribuendolo, quasi certamente,
a Bernardino Lanino (1512-1582) allievo di Gaudenzio Ferrari, basandosi
su interventi che recentemente ha operato su pitture dello stesso
autore.
La comunicazione della soprintendenza "raccomanda" l'urgenza
del restauro conservativo, con una previsione di spesa che si aggira
sui 15.000 euro. La parrocchia in questo momento ha altre priorità
da soddisfare e quindi lasciamo ai lettori le considerazioni del caso.
Beppe Roberti