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IL PONTE
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ANNO 6 - N.1 (Versione web - anno 3 n.1) NUOVA SERIE FEBBRAIO 2002

Teatro, cinema, lirica e canzoni

fra storia e cronaca

Parte prima: dalla fine ottocento agli anni ’40

 

Continua il racconto di quanto si riferisce al canto e alla musica nella nostra borgata dalla fine dell’800 ai giorni nostri. Dopo l’articolo dedicato alla Scuola di Canto (cfr. "Il Ponte" – n.6 – dicembre 2000) e quello relativo alla storia della Banda (cfr. "Il Ponte" – n.2 aprile 2001) è ora la volta degli argomenti riguardanti il teatro, il cinema, la musica lirica e leggera. A motivo della notevole quantità di notizie raccolte, la narrazione sarà divisa in due puntate.

L’ottocentesco "Teatro Savarè" può essere considerato la prima sala adibita a spettacoli teatrali esistente a Sant’Angelo Lodigiano. Il locale era stato ricavato sull’area occupata dalla chiesa dedicata a S.Chiara (l’attuale via Mons. Rizzi), che con l’adiacente monastero delle Cappuccine era sorto nel 1665 e soppresso nel 1782. Negli anni 1810-1811, in virtù delle leggi napoleoniche, gli edifici furono confiscati dallo Stato e di seguito acquistati da un certo Sig. Tassi che trasformò la chiesa in teatro, lasciandolo alla sua morte in eredità al parente Zaccaria Savarè, dal quale la sala prese il nome.Gli spettacoli messi in scena non dovevano essere stati di grande qualità, tanto da indurre, nel 1897, lo storico Pedrazzini Sobacchi ad annotare che il Teatro Savarè: "è frequentato da mediocri compagnie drammatiche nella stagione autunno-inverno"

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Cartolina promozionale del "Cinema Teatro Centrale" negli anni '30

Un episodio riguardante il teatro è riportato da "Il Corriere dell’Adda" del 7 marzo 1904, che racconta quanto accaduto la sera precedente mentre si stava rappresentando la Passione di Cristo. A causa della troppo realistica esecuzione scenica del capo dei Giudei, l’interprete di Gesù veniva spinto contro le quinte e barcollando rovesciava un lume a petrolio appiccando il fuoco al palcoscenico. L’intervento dei pompieri locali evitò gravi danni al pubblico che si accalcava all’unica porta d’uscita.
L’immobile, dopo un lungo periodo di inattività, passò di proprietà alla signora Melloni e infine, con atto deliberativo 9 maggio 1933, acquistato dal Comune allo scopo di ricavarne una strada di comunicazione con la nuova chiesa parrocchiale.
Negli anni di fine ‘800 e inizio ’900, nella nostra borgata, ebbero uno straordinario successo gli spettacoli aventi protagonisti i burattini, animati dal santangiolino Rinaldo Eusobio, meglio conosciuto come Rinaldo "èl Magatlè". Le rappresentazioni attiravano un pubblico numerosissimo che veniva coinvolto emotivamente dalle storie dei Paladini di Francia (cfr. "Rinaldo el Magatlè: Vita di Rinaldo Eusobio, burattinaio santangiolino" in "Il Ponte" n.6 dicembre 1998).
L’8 giugno 1879, veniva inaugurato presso la chiesa di S. Bartolomeo, l’Oratorio festivo maschile, che comprendeva una sala per la rappresentazione di spettacoli teatrali come documentato da una lettera dell’Archivio Parrocchiale, datata 8 maggio 1915, inviata al Parroco Don Domenico Mezzadri, dall’ing. Gaetano Noli-Dattarino di Lodi, il quale dopo un sopralluogo, rilevava che: "…Nel teatrino sarà bene allo scopo di ottemperare anche alle ultime prescrizioni della Pubblica Sicurezza di aprire due porte in luogo delle attuali finestre verso la via pubblica per lo sfollamento degli spettatori ed un’altra porta verso il cortile in luogo della finestra di mezzodì: la porta posteriore al palcoscenico dovrà pure essere modificata in modo da aprirsi verso l’esterno".
Per quanto attiene alla comparsa del cinema a Sant’Angelo, ci sovviene "Il Cittadino" del 27 giugno 1903, che annunciava per i giorni del "Festone" 6, 7 e 8 luglio 1903, la proiezione di brevi film in piazza Umberto I° (l’attuale piazza Libertà) a cura della ditta Monticelli e Monti di Torino. Avvenimento tempestivo, perché effettuato dopo pochi anni dall’invenzione del cinema, nel 1895 da parte dei fratelli Lumière (cfr. "Il primo cinematografo" in "Il Ponte" – n.1 – maggio 1996).
Anche nel locale dell’Oratorio di S. Bartolomeo, venivano proiettati i primi film muti, come è documentato da "L’Angelo della Famiglia" del 1922. L’attività di questa sala continuò sino al 1924, anno d’inaugurazione del nuovo Oratorio situato in via Manzoni, dove venne allestito uno spazio per rappresentazioni teatrali. Nel febbraio del 1927 fecero il loro esordio i filodrammatici santangiolini con il dramma "I pezzenti del mare" , seguito da un altro copione dal titolo "Omertà".
Interessante la notizia apparsa sul bollettino parrocchiale dell’aprile 1928, in cui si informava che all’Oratorio si sarebbero tenute lezioni gratuite di musica (solfeggio, violino e mandolino) a cura dei signori Savarè Peppino e Cremonesi Edoardo.
Nell’anno 1930, la sala teatrale oratoriana fu dichiarata inagibile, costringendo i filodrammatici santangiolini a sospendere il loro impegno. Per la stagione estiva del 1932, negli spazi all’aperto, vennero costruiti un palcoscenico e una cabina per il cinema, che consentivano la prosecuzione delle attività ricreative.
Nel frattempo, sorgevano contemporaneamente nella nostra borgata il "Cinema Teatro Centrale" e il "Cinema Teatro Italia", luoghi che per mezzo secolo sarebbero stati il ritrovo preferito dai santangiolini appassionati di cinema e teatro.
Sul "Cinema Teatro Italia", posto in via Mazzini, sappiamo solamente che fu costruito nel 1927 dal sig. Moisello, proprietario di alcune sale cinematografiche a Pavia.
Conosciamo invece molto di più sull’origine del "Cinema Teatro Centrale" che fu edificato anch’esso nel 1927 in piazza della Frutta al n.6, per iniziativa del ventiduenne Antonio Altrocchi, che raccoglieva l’invito del parente sig. Peruzzetti, proprietario di una sala cinematografica milanese, di allestire un locale anche a Sant’Angelo da adibire a questa nuova forma di spettacolo. La costruzione fu affidata all’impresa edile Felice Conti su progetto dell’ing. Angelo Tonali. Oltre ad Antonio Altrocchi, pure i fratelli Francesco, Carletto e Peppino furono proprietari e conduttori della sala.
Alle proiezioni cinematografiche, allora mute e accompagnate al pianoforte dal maestro Paratico che cercava di dare ai fotogrammi ritmo e vita, si alternavano le rappresentazioni della filodrammatica oratoriana, ospitata con generosità dagli Altrocchi, che in questo modo concorrevano ad aiutare la costruzione della nuova chiesa per la quale ogni recita veniva data.

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Nell'ordine: Piero Cavallini, Piera Grassi e Antonio De Vecchi

Intensa l’attività dei filodrammatici santangiolini negli anni ’30, come è possibile constatare dall’elenco che parzialmente abbiamo ricostruito: il 27 novembre 1931, "La casa senza pace" di C. Repossi; l’11 ottobre 1932, "Nel vortice" di U. Signorini; il 21 febbraio 1933, "Credo!" dramma di R. Maggio; il 31 gennaio 1936, "Tacere" di M. Tiranti; il 21 febbraio 1936, "Aquila azzurra" dramma patriottico di Marini-Baccino; il 28 dicembre 1939, il dramma "Il cavaliere dell’amore".
Questi i nomi degli attori: Domenico Altrocchi, i fratelli Cerri, Isella, Sarasso, Oldani, Marazzi, Bigoni, Bracchi, Prinelli, Amici, Rozza, Crespi, Maffessoni, Bergomi, Medetti. Da non dimenticare Carlo Vignati ("Pügnata") con le sue esilaranti farse e Piero Altrocchi ("èl Mètu") originalissimo attore comico, indimenticabile interprete della macchietta "èl me Basili" suo autentico cavallo di battaglia.
Com’è risaputo, in quegli anni le compagnie teatrali oratoriane erano composte esclusivamente da persone di sesso maschile che all’occorrenza si travestivano da donna. Di conseguenza le femmine si organizzarono fra loro per poter soddisfare l’inclinazione teatrale e nel gennaio 1933, programmarono un ciclo di recite, battezzate "operine", che si svolgevano nel teatro del Monastero delle Suore. Nel dicembre 1938, anche le operaie del "Cotonificio di Lombardia" si cimentarono nella recitazione, mettendo in scena, sempre dalle Suore, la commedia "Cuor di schiava".
E vennero gli anni del fascismo e della seconda guerra mondiale con i film di propaganda e dei "telefoni bianchi", definiti "una produzione fondata sulla fuga dalla realtà e la finzione dei sentimenti". Anche a Sant’Angelo ebbero successo film come: "Camicia nera", "Giarabub", "Scipione l’africano", "Ettore Fieramosca", "La Maschera di ferro", "La canzone dell’amore", "Piccolo mondo antico" con gli attori Gino Cervi, Vittorio De Sica, Amedeo Nazzari, Alida Valli, Fosco Giachetti, Osvaldo Valenti, Luisa Ferida, ecc.
Ogni proiezione era seguita dai cinegiornali che inevitabilmente celebravano il capo del governo, costringendo i malcapitati spettatori a scattare in piedi in segno di rispetto, per non incorrere in azioni di repressione da parte dei militanti del regime presenti.
Durante il periodo bellico furono pochi gli spettacoli teatrali rappresentati, si rammentano solo alcune riviste musicali effettuate al "Centrale" dai militari della locale caserma "S.Marco".

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il 31/1/55 allo scopo di aiutare il missionario Padre MAlinverni, si svolse una serata con l'esibizione del complesso musicale ritratto in questa foto. Da sinistra: Ezio Minestra al pianoforte, Antonio Beccaria al violino, Attilio Cavallini (seminascosto) alla chitarra, Carluccio Belloni alla fisarmonica e Mario Beccaria (il papà di Don Sandro) al contrabbasso. Luogo dello spettacolo il teatro Santa Marta di cui parleremo nella prossima puntata.

Anche al "Cinema Teatro Italia", che nel ventennio fascista cambiò nome diventando "Cinema Teatro Impero", di rado venivano prodotti spettacoli teatrali. Gli anziani ricordano che la sala fu pure adibita a serate danzanti, pubbliche e private.
Di particolare rilievo lo spettacolo proposto il 4 aprile 1945, intitolato "Canzonette…che passione" che aveva lo scopo di raccogliere fondi per aiutare i sinistrati a causa della guerra. A pochi giorni dalla Liberazione, la gente sentiva forte il desiderio di evasione e la voglia di applaudire le belle voci santangioline rimaste per lungo tempo in silenzio. La locandina annunciava l’esibizione dei cantanti Ettore Daccò, Ermanno Baldini, Pasquale De Vecchi, Achille Mascheroni e Antonio De Vecchi accompagnati dalla "Grande Orchestra Ritmo Sinfonica Cavallini".
Una menzione particolare merita il maestro Piero Cavallini, bravissimo pianista, allievo del maestro Baldini, che seppe nell’immediato dopoguerra cogliere le nuove tendenze musicali giunte in Italia al seguito degli alleati americani, assimilandole e trasportandole con abilità nelle formazioni orchestrali che avrebbe in seguito diretto.

A questa rivista musicale, numerosissime altre sarebbero seguite, con protagonisti i cantanti dilettanti: Domenico Ballarini, Stella Brusati, Guerino Bruschi, Paolo Cabrini, Domenico Cambielli, Antonio De Vecchi, Francesco De Vecchi, Raffaele De Vecchi, Gianna e Piera Grassi, Giuseppe Lucini, Giuseppe Maiocchi, Giuseppe Pasetti, Ines Passoni, Francesco Ravarelli, Angelo Rosa, Antonio Sari e Pasquale Zamboni.

(3. continua)

Antonio Saletta

 

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