ANNO 5- N.6 (Versione web - anno 2 n.6) NUOVA SERIE DICEMBRE
2001
Famiglie storiche di Sant’Angelo
I Manzoni
Angelo Manzoni: sindaco e imprenditore
Non durò a lungo la sindacatura di Manzoni:
solo fino al giugno del 1923. L’anno prima era andato infatti al
potere Benito Mussolini, in un clima di violenze esercitate dai
fascisti su tutti i gruppi politici dissidenti e sulle amministrazioni
comunali non "allineate" alle loro idee. Sant’Angelo non
fece eccezione. Dopo un periodo di intimidazioni rivolte dai fascisti
locali contro i consiglieri comunali socialisti e popolari, si passò
alle violenze vere e proprie che costrinsero due consiglieri socialisti
e due assessori a presentare le loro dimissioni. L’amministrazione
Manzoni cercò di resistere, ma di fronte al crescere delle
violenze e ad una vera e propria occupazione del Comune da parte
degli squadristi, l’Amministrazione dovette cedere e presentare
le proprie dimissioni. L’ultimo Consiglio comunale presieduto da
Angelo Manzoni si tenne il 14 giugno del 1923. Nel luglio dello
stesso anno fu inviato a Sant’Angelo un Commissario regio che il
27 gennaio 1924 indisse nuove elezioni amministrative che si svolsero
in un clima di violenze e intimidazioni tollerate dalla forza pubblica
controllata ormai dal governo Mussolini. L’esito delle elezioni
vide il netto prevalere del cosiddetto "listone" formato
da fascisti, nazionalisti e liberali, capeggiati da Silvestro Tonolli,
che fu eletto sindaco.
Nei pochi anni della sua sindacatura Angelo Manzoni,
venne nominato presidente della Lega Comuni Popolari del Lodigiano,
a dimostrazione di un carisma e di una capacità che andava
ben oltre le mura cittadine. Cercò di traghettare il paese
stremato dallo sforzo bellico dall’economia di guerra ad un economia
di pace, abolendo una serie di organismi istituiti qualche anno
prima per far fronte alle necessità della guerra. Pose al
centro del suo programma la questione annonaria, varando una serie
di delibere tendenti a favorire l’approvvigionamento di viveri al
paese, uscito in condizioni drammatiche dalla guerra. Fece il possibile
per introdurre calmieri dei prezzi, incentivando le cooperative
di consumo fondate nel frattempo da popolari e socialisti. Si attivò
per migliorare il servizio dei trasporti Lodi–Sant’Angelo, quasi
inesistenti dopo la soppressione del servizio tranviario. Assicurò
quindi un contributo alla società Tommasi e C. che aveva
iniziato il primo servizio automobilistico di trasporto pubblico
con tre corse giornaliere per Lodi, migliorando con ciò anche
il servizio postale. Varò una serie di misure straordinarie
per alleviare il problema della disoccupazione, che si presentava
gravissimo dopo il rientro dei reduci di guerra. A tal fine furono
avviati lavori di sistemazione del selciato e delle "trottatoie",
il riordino dei guadi e la costruzione di tratti di acquedotto per
l’approvvigionamento di acqua potabile. Deliberò infine l’erezione
del monumento ai caduti, che però non fece in tempo ad inaugurare
a causa della caduta della sua amministrazione (la cerimonia fu
infatti presieduta il 16 novembre 1923 dal Commissario prefettizio).
Con le leggi speciali il fascismo sopprimeva di
fatto ogni forma di libertà di dissenso, dando avvio al lungo
periodo della dittatura. In questi anni anche i popolari lodigiani,
come tutte le altre formazioni politiche non fasciste, scomparvero
dal panorama politico italiano o entrarono in clandestinità.
Angelo Manzoni, con lo pseudonimo di "Vespa" continuò
dalle pagine del cittadino la sua battaglia ideale, movendo critiche
ai nuovi padroni dell’Italia. Ma anche il giornale Lodigiano fu
colpito da censura e fu costretto a tacere. Manzoni, con altri popolari,
continuò il suo impegno nelle file dell’Azione Cattolica,
l’unica organizzazione non fascista ad essere tollerata, ma come
tutti gli oppositori dovette rassegnarsi al silenzio, dedicandosi
con maggior lena alla sua attività imprenditoriale.
Nell’agosto del 1940, all’età di 78 anni,
moriva suo padre Giuseppe, che lo lasciava così solo
nella conduzione dell’impresa familiare. Nel tremendo periodo
resistenziale, 1943-1945, contribuì insieme ad altri
a tessere quella rete clandestina che nel circondario aiutò
a nascondere i prigionieri di guerra inglesi e ad avviare
anche a Sant’Angelo l’organizzazione di quello che sarebbe
stato il nuovo partito dei cattolici, la Democrazia Cristiana.
Il suo impegno nel dopoguerra si esercitò
a vari livelli, non solo nella politica locale, ma anche nell’economia.
L’impresa familiare "Fratelli Manzoni", ricevette
nel dopoguerra un nuovo impulso, testimoniato anche dall’allestimento
di un padiglione alla Fiera milanese a partire dal 1949, nella
quale continuò ad essere presente per oltre due decenni
con i suoi prodotti che erano principalmente saracinesche,
esportate anche all’estero, soprattutto in Germania, e valvole
di sicurezza per impianti idraulici, dal diametro di 1000
mm., con le quali riforniva gli acquedotti delle principali
città italiane. Le valvole Manzoni trovarono anche
applicazione nei servizi della nave Andrea Doria, uno dei
maggiori vanti della tecnologia e della cantieristica italiane.
Un importante dimostrazione del prestigio che si era conquistato
a livello imprenditoriale su scala nazionale fu la sua nomina
a presidente dell’Associazione delle piccole e medie imprese
(API), un compito che seppe svolgere assai bene ottenendo
un generale apprezzamento.
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La
fonderia manzoni
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A livello locale, calcando le orme del padre, si
era impegnato molto a potenziare la scuola di Arti e mestieri
che dotò, a cavallo degli anni ’50 e ’60, di laboratori per
quei tempi assai avanzati, con 50 posti per aggiustatori meccanici,
15 posti per saldature a gas, 4 per saldature elettriche e 20 per
meccanici tornitori. Nel 1962 fu acclamato presidente onorario della
appena ricostruita Pro Loco, diretta da Mons. Gaboardi, (Vice
presidente Antonio Altrocchi e segretario Gian Battista Morosini).
Fu membro del Consiglio d’amministrazione dell’Ospedale Dalmati,
presidente dell’associazione benefica Società S. Vincenzo
de’ Paoli e membro di numerose altre associazioni cattoliche.
Nel luglio del 1969, fra il generale compianto
Angelo Manzoni si spegneva, passando idealmente il testimone al
suo unico figlio maschio, Giancarlo.
La quarta generazione: Giancarlo Manzoni (1921
–1985)
Aveva 48 anni Giancarlo quando perse suo padre
e si trovò ad ereditare il non facile compito di gestire
l’azienda familiare.
Come era nella tradizione della famiglia Manzoni,
anch’egli, era stato educato ai valori della tradizione cattolica,
frequentando il liceo lodigiano dei Barnabiti. Come imprenditore
si era formato affiancando suo padre nella conduzione dell’azienda.
Anch’egli, sin da giovane, si era impegnato in politica, iscrivendosi
alla DC ed emergendo, per le sue doti, nel gruppo dirigente locale,
nel quale si distingueva anche per l’attenzione e le aperture ai
problemi sociali, che esplosero sul finire degli anni ’60. Il 68
e il ’69, in particolare furono anni di profondi cambiamenti anche
all’interno della Chiesa, alla quale il Concilio Vaticano II e la
figura di Giovanni XXIII avevano impresso una forte spinta innovatrice
a tutti i livelli. Ma gli anni ‘60 furono anche un decennio di notevoli
fermenti anche all’interno del mondo politico cattolico, fermenti
che furono percepiti e vissuti diversamente dal padre e dal figlio,
come avvenne in gran parte delle famiglie in quegli anni di rapidi
mutamenti. Angelo, secondo alcune testimonianze, fortemente legato
al tradizionalismo cattolico e al popolarismo del primo dopoguerra
non accettò serenamente i rapidi cambiamenti che si andavano
verificando in quegli anni nel mondo cattolico e nella società.
Giancarlo, per motivi generazionali, fu più attento a recepire
le istanze riformatrici che provenivano dal basso, dentro e fuori
la Chiesa.
La partecipazione di Giancarlo alla vita politica
e amministrativa iniziò gia negli anni ’50, quando la DC
governava da sola il paese, ottenendo a ogni appuntamento elettorale
la maggioranza assoluta dei consensi. Dal 1956 al 1960 lo troviamo
assessore delegato ai lavori pubblici e alla manutenzione nell’Amministrazione
guidata da Gino Pasetti, in una Giunta composta da nomi assai noti
a tutti i santangiolini come Francesco Cerri, Maria Brunetti, Luigi
Tonali, Francesco Invernizzi e Agostino Savarè. Furono anni
caratterizzati da numerose opere pubbliche: qui ricordiamo soltanto
le scuole elementari nella frazione Ranera e in viale Montegrappa,
l’allargamento della rete idrica, le fognature, i Bagni pubblici
e, soprattutto, la costruzione di numerose case popolari e il quartiere
"Pilota".
Dopo Mario Beccaria , che amministrò Sant’Angelo
dal 1960 al 1964, Giancarlo Manzoni assurse alla carica di Sindaco,
amministrando il paese dal 1965 al 1969, in un periodo in cui cresceva
in Italia il malcontento e la protesta sociale. La sua amministrazione
si pose in linea di continuità con quelle che l’avevano preceduta,
soprattutto per quanto riguarda le numerose opere pubbliche. Si
ricorda, in particolare, il completamento, avvenuto nel 1968, del
quartiere Pilota: un complesso di 360 appartamenti per un totale
di circa 2000 abitanti. Ma si deve anche ricordare che nello stesso
periodo venne maturando il grande progetto di costruzione del nuovo
ospedale Dalmati.
In quegli anni di dibattiti e discussioni infinite
sui temi sociali e internazionali (si ricordi in particolare la
guerra del Vietnam) anche a Sant’Angelo si sentiva il bisogno di
una rinnovata riflessione sui compiti della politica. Nel mondo
cattolico locale, ad esempio, anche per volontà di Giancarlo
Manzoni, ripresero dal 1966, dopo una prima esperienza avvenuta
nel 1964, gli "incontri spirituali" degli amministratori
santangiolini e degli "Uomini di azione Cattolica", per
dare nuovo slancio e sostanza ideale all’azione dei politici cattolici
in un momento in cui si sfaldavano molte certezze, quasi a ricercare
nuova linfa spirituale anche in un’azione eminentemente pratica
come era quella di amministrare il paese. D’altra parte nello stesso
ambiente cattolico di fronte alle grandi novità che emergevano
nel costume e nella società di quegli anni, erano molti coloro
che facevano fatica a capire che cosa stesse accadendo e rispondevano
semplicemente con una condanna. Don Gaboardi, ad esempio, riprovava
dal pulpito con parole roventi le nuove mode – dai "capelloni"
alle minigonne - che si andavano affermando tra i giovani "contestatori".
Ma la mancanza di dialogo provocava l’allontanarsi di molti giovani
dagli oratori, alla ricerca di libertà che sentivano negate
Intanto nella società
santangiolina emergevano altre nuove problematiche: da quella
dei pendolari che cominciavano a far sentire la loro voce,
anche con proteste clamorose, a quella del Lambro sul quale,
per la prima volta, i cittadini si mobilitavano in piazza.
Nel 1966, non a caso, si costituiva il Consorzio Basso Lambro,
presieduto da Mario Beccaria, che vedeva Giancarlo Manzoni
tra i suoi più attivi consiglieri. Erano anche gli
anni di intensa attività delle Acli, delle cooperative
e del primo costituirsi del movimento degli studenti.
Furono perciò anni
assai vivaci e pieni di fermenti quelli della sindacatura
di Giancarlo Manzoni, il quale seppe comunque affrontarli
con mente aperta e con una disponibilità a coglierne
gli aspetti positivi.
Alla scadenza del suo mandato e a seguito delle
nuove elezioni amministrative, Gino Pasetti tornò alla
guida dell’amministrazione comunale, con la DC che era "scesa"
al 53,48% ( ricordiamo che nel 1960 era ancora attestata al
59,52%), ma che, con 17 consiglieri, conservava la maggioranza
assoluta, mente il PCI era passato da 1 a 4 seggi. Nella nuova
amministrazione Pasetti, Giancarlo Manzoni fu chiamato a ricoprire
la carica di assessore alle finanze e ai lavori pubblici.
In questa veste, a testimonianza dell’attenzione da lui prestata
al problema della partecipazione sempre più richiesta
dai cittadini,, fu tra i fautori dell’istituzione dei Comitati
di Quartiere, in particolare del Comitato di Quartiere di
San Rocco che fu il primo ad essere costituito.Che Giancarlo
Manzoni in quella compagine amministrativa fosse fra i più
convinti sostenitori dei comitati di quartiere, lo si può
evincere da quanto egli stesso scriveva nel Notiziario
comunale del 1972. "Il concetto di partecipazione
alla conoscenza e alla discussione sui problemi fondamentali,
l’aspirazione ad un dialogo sociale, il recupero di nuove
energie da avviare alla partecipazione stessa, certi fermenti
già in atto rappresentano l’esigenza della base e danno
il senso vero alla democrazia ed alla vita democratica della
comunità": di qui l’esigenza di istituire i comitati
di quartiere come forma nuova di coinvolgimento dei cittadini.
Da queste parole traspariva anche la forte carica ideale che
era alla base della sua militanza politica nella DC e le aperture
a quelle istanze di partecipazione diretta emerse con forza
dai movimenti del ’68 e del ’69.
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Giugno
1970:
Giancarlo Manzoni, nelle vesti
di Sindaco uscente, consegna
la cittadinanza onoraria al
prof. Pietro Valdoni, il celebre
chirurgo con origini barasine.
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Per promuovere ancora meglio il dibattito e l’informazione su ciò
che l’amministrazione andava in quegli anni realizzando, Giancarlo
Manzoni fondò il Notiziario del Comune di S. Angelo
che diresse fino al 1975, quando cessò le pubblicazioni.
Questa iniziativa, che portò per la prima volta l’Amministrazione
comunale santangiolina ad avere un suo organo di stampa, e l’impostazione
stessa data al foglio meriterebbero un discorso a sé che
qui, per ragioni di spazio, non si può fare. Merita tuttavia
di essere ricordato perché, dopo di allora, non furono più
intraprese iniziative analoghe.
Gli anni della nuova amministrazione Pasetti,
cui Manzoni diede come assessore un contributo fondamentale,
furono fervidi di iniziative amministrative in vari campi.
Oltre a quelle già ricordate, non possiamo dimenticare
la palestra comunale, la caserma dei carabinieri, la piscina
comunale e l’istituzione del biennio per geometri e ragionieri
come sezione staccata del "Bassi" di Lodi che, più
tardi, si trasformerà in scuola autonoma con il nome
del primo sindaco di Sant’Angelo "Raimondo Pandini".
Dal 1975, negli ultimi dieci anni che gli rimasero
da vivere, Giancarlo Manzoni, allentò gradualmente
l’impegno politico, anche a causa di una serie di drammatiche
e delicate vicende aziendali e familiari che dovette affrontare
poco dopo la scomparsa del padre.
Gli affari cominciarono ad andare male e peggiorarono
con il tempo, nonostante tutti i tentativi messi in atto per
raddrizzare la situazione, fino alla chiusura della ditta.
Ciò provocò anche una grave crisi finanziaria,
con tutte le ripercussioni che si possono immaginare sulla
serenità familiare e sui rapporti sociali. Si tratta
di vicende ancora troppo vicine nel tempo ed è giusto
che a questo punto la narrazione storica si fermi per non
sconfinare con la cronaca, che è cosa diversa.
Giancarlo Manzoni si spense fra la costernazione
generale il 26 maggio 1985, chiudendo con la sua vicenda umana
anche quella dell’azienda - il cui fallimento fu decretato
il 29 novembre dello stesso anno - che aveva accompagnato
la storia della sua famiglia per quattro generazioni.
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Angelo
e Giancarlo Manzoni
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