2002
all’insegna dell’incertezza
Alle soglie di un nuovo anno
è sempre cosa utile fermarsi a riflettere. In queste
circostanze è abitudine stilare bilanci di ciò
che il vecchio anno ci ha portato ed esprimere auspici su
ciò che il nuovo anno ci porterà. Noi ci limiteremo
più modestamente a svolgere qualche riflessione che
non indulga troppo alla retorica di circostanza. Non indugeremo
nemmeno a ricordare i due grandi eventi di portata mondiale
che segneranno in partenza il nuovo anno: lo stato di guerra
contro il terrorismo, in cui anche l’Italia è direttamente
coinvolta, e l’adozione dell’euro. Vorremmo invece volgere
più modestamente lo sguardo al nostro orizzonte locale
per capire quali eredità e quali problemi porteremo
con noi nel 2002. Alcuni li abbiamo già ricordati nello
scorso numero: Ospedale e Lambro, in primo luogo. A proposito
dell’Ospedale abbiamo nel frattempo appreso che la tanto paventata
separazione fra gestione ospedaliera e gestione sanitaria
(AOL e ASL) nel Lodigiano è stata ormai approvata a
livello regionale e ci domandiamo: questo significherà
davvero il rischio che l’ospedale di Sant’Angelo, come quello
di Casalpusterlengo, dovrà chiudere? E’ difficile dirlo
adesso, ma sarà uno dei più grossi problemi
all’ordine del giorno nel 2002.
Un altro problema fondamentale per lo sviluppo di Sant’Angelo
nel nuovo anno sarà quello dell’approvazione della
Variante al Piano Regolatore, più volte promessa.
Il problema dovrebbe essere discusso in consiglio comunale
prima di Natale. Si arriverà alla sua definitiva approvazione?
Ma molte altre sono le questioni che, non affrontate adeguatamente
nel corso degli ultimi anni, attendono di essere risolte a
partire dal 2002: il problema del riciclaggio dei rifiuti
(siamo agli ultimi posti nella graduatoria provinciale), la
questione della nuova pista ciclabile di cui parliamo qui
accanto), la nuova palestra della scuola media, la cui realizzazione
slitterà a chi sa quando, il recupero e la tutela di
edifici storici lasciati nel più assoluto degrado (per
esempio l’ex ospedale Dalmati), il potenziamento dei servizi
alla persona. Per risolvere alcuni di questi problemi, importanti
e coraggiose iniziative sono state avviate già nel
2001, come l’istituzione del Centro diurno integrato per anziani,
fortemente voluto da mons. Carlo Ferrari. Ma su questi problemi
i privati non possono interamente supplire l’opera del pubblico,
che è chiamato a investire di più e con maggiore
convinzione in questo delicato settore della vita sociale.
Su tali questioni saranno chiamate ad avanzare proposte credibili
le liste che si fronteggeranno in primavera nelle elezioni
per il rinnovo dell’Amministrazione comunale. Il 2002, infatti,
sarà anche l’anno delle elezioni amministrative che
per qualche mese catalizzeranno l’attenzione dei cittadini.
Quali saranno le liste e gli uomini in campo? Il sindaco Crespi
si ripresenterà? Questo si sente insistentemente chiedere
dai cittadini che vorrebbero avere il tempo necessario per
formarsi un’idea. Si sa che con la legislazione attualmente
vigente il sindaco, dopo due legislature, non può più
presentarsi. Ma alcuni nutrono la speranza che Crespi possa
ripresentarsi. Sono infatti attualmente giacenti in Parlamento,
in attesa di discussione, due emendamenti alla legge elettorale
che, se approvati, permetterebbero una ricandidatura anche
del nostro sindaco. Questo dubbio contribuisce a tener ferme
le bocce in campo e, finché non verrà definitivamente
risolto, difficilmente nell’attuale maggioranza si avanzeranno
altre candidature. Ma se la ripresentazione di Crespi non
dovesse essere più possibile, allora sarà interessante
vedere se l’attuale maggioranza saprà esprimere un
candidato unico o se si arriverà alla presentazione
di più candidati di centro-destra.
Anche sul fronte del centro-sinistra per ora tutto tace. Si
vocifera di liste civiche in formazione, ma nessuno si sbottona.
L’anno che verrà, insomma, si presenta anche a livello
locale all’insegna della più grande incertezza, e solo
il tempo ci potrà dare qualche risposta.
POLITICA SI’
POLITICA NO
Si
sente spesso dire che la politica "è una cosa
sporca".
Altrettanto spesso si sente pronunciare come un’accusa l’affermazione
secondo cui gruppi di persone o organi di informazione "fanno
politica", mentre assurge a connotato positivo dell’agire
dei pubblici amministratori la dichiarazione di "non
fare politica, ma operare solo nell’interesse dei cittadini".
Ci sembra allora necessario fare un poco di chiarezza, per
impedire (ma forse è un po’ tardi) che certe distorsioni
del significato dei termini si radichino inestirpabilmente
nella nostra mente. Troppo spesso, infatti, si fa coincidere
il concetto di "fare politica" con quello
di "svolgere attività a difesa di idee e interessi
di parte".
Sembra allora opportuno incominciare a chiarire che il termine
"politica" deriva dalla parola greca antica
"polis", che significa "città",
cioè centro abitato dotato di un governo autonomo.
"Fare politica" , allora, significa operare
scelte e prendere decisioni per la "polis",
per la città, per il paese. Di per sé, quindi,
chiunque opera questo tipo di scelte ed assume decisioni in
questo campo, volente o nolente, FA POLITICA. Punto e basta.E’
da qui in avanti che si può ragionare sulla qualità
della politica, cioè sugli atti e sui fatti che riempiono
e danno contenuto all’attività politica. Sono i contenuti
che possono essere buoni o cattivi, sono le scelte che possono
essere giuste o sbagliate, scarse e inconcludenti, lente o
incompetenti o, peggio ancora, dirette a soddisfare l’interesse
di pochi a danno di una intera comunità.Scelte e decisioni
sono la sostanza che rende la politica buona o cattiva, sporca
o pulita.Dunque, chiunque si occupi di amministrare organismi
di interesse pubblico FA POLITICA. Non c’è scampo!
Deve quindi preoccuparsi di farla bene, evitando di bollare
una parola con caratteristiche e connotati che, invece, appartengono
agli atti che egli stesso compie per sua scelta e decisione.
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