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Anno 9- N. 5 Novembre 2005


Editoriale

Solo immigrati o nuovi barasini?

Negli ultimi quindici anni il tessuto sociale di Sant'Angelo è mutato profondamente. L'origine del cambiamento è stata la massiccia immigrazione, soprattutto da paesi extracomunitari, che è iniziata con gli anni Novanta e che ha influenzato profondamente la crescita della popolazione. Oggi un santangiolino su dieci, o poco meno, è originario dell'Europa dell'Est, del nord Africa oppure del Sud America.
L'arrivo di cittadini con usi, costumi, tradizioni e religioni molto diversi tra loro apre una prospettiva nuova per la realtà di Sant'Angelo.
Da un lato si avvertono i problemi e le difficoltà dell'accoglienza, dall'altro rimane un grosso punto interrogativo legato alla effettiva integrazione tra i cittadini stranieri e i santangiolini d'origine. Proprio quest'ultimo problema desta le maggiori preoccupazioni: basta fare un giro per Sant'Angelo e ci si accorge che gli immigrati sono un corpo a sé stante, spesso diviso al suo interno in sottocomunità il cui collante è il paese di origine.
L'aumento degli immigrati dunque non può più essere visto come un fenomeno di passaggio tipico di una società in rapida evoluzione.
A Sant'Angelo gli stranieri ci sono, sono residenti, sono ormai un numero considerevole e vale dunque la pena di fare qualche ragionamento su una realtà che spesso vive ai margini.
Il punto di partenza è rappresentato dai numeri. Al 13 ottobre, l'ufficio anagrafe del Comune contava 1.115 stranieri, per la maggior parte extracomunitari, tutti residenti a Sant'Angelo.
Si possono contare ben 47 nazionalità diverse: i più presenti sono i rumeni, ormai a quota 247, seguiti dagli albanesi, che sono fermi a quota 193.
Ci sono poi i nordafricani: gli egiziani sono 136, i marocchini 106, i tunisini 45 e gli ivoriani 65, mentre il gruppo dei centrafricani è guidato dai nigeriani, che sono 43.
Dal Sud America arrivano 20 brasiliani, 26 equadoriani e 22 peruviani.
Per l'Europa dell'Est si segnala anche la presenza degli ucraini, che sono 33 (quasi tutte donne).
I dati comunali tengono conto solamente degli stranieri regolari residenti in città, mentre sfuggono alle statistiche gli irregolari e quanti gravitano su Sant'Angelo arrivando però dai paesi limitrofi.
Alla luce di questi numeri, occorrerebbe affrontare un discorso più articolato su come e dove vivono questi nuovi santangiolini, su quali bisogni hanno, su che lavoro fanno, sul loro grado di integrazione.
Due aspetti sembrano preminenti, almeno dal punto di vista sociale.
Primo: le richieste di aiuto economico che arrivano dagli immigrati sono in aumento. Secondo: la scuola è il primo banco di prova del cammino di integrazione e in questi anni si è dovuta adeguare al mutamento della società santangiolina.
Per quanto riguarda il primo aspetto, l'aiuto arriva da almeno due canali: quello del Comune e quello delle parrocchie. Per quest'ultimo, lo sportello "Con-tatto" delle Acli funziona da filtro per i successivi livelli di intervento (ad esempio il Cav, la Caritas, il Fac).
Da gennaio a settembre le persone che si sono presentate allo sportello sono state 934, per un totale di 362 nuclei familiari. Le richieste più pressanti riguardano l'aiuto per trovare un lavoro, per fare i documenti e per ottenere informazioni di vario genere.
Un problema particolare sembra essere quello della casa: allo sportello "Con-tatto" il numero delle richieste per l'assistenza in questo settore è limitato (da gennaio a settembre solo 31), mentre in Comune si registra un aumento delle richieste per gli alloggi popolari e per i sussidi al pagamento del canone mensile e delle utenze domestiche. L'Amministrazione comunale ha approvato poi un nuovo regolamento per l'erogazione delle prestazioni sociali: è stato così introdotto il tetto minimo dei cinque anni di residenza per accedere ai servizi.
L'aumento delle richieste, sia sul fronte delle parrocchie sia sul fronte comunale, è stato il motivo di un incontro (lo scorso settembre) tra tutti gli enti, pubblici e privati, che assistono gli stranieri (ma che aiutano anche gli italiani in difficoltà). L'obiettivo è la creazione di una banca dati, di una mappa del disagio e dei bisogni degli stranieri, per evitare che siano sempre i soliti, sovente i più furbi, a beneficiare degli aiuti.
Il secondo aspetto di riflessione, quello della scuola, si basa su un dato di fatto: negli anni le classi si sono riempite di ragazzini stranieri, la scuola è diventata davvero multietnica. Questo rappresenta una risorsa eccezionale per l'arricchimento culturale dei giovani santangiolini, ma anche una sfida importante, a cui è chiamato il corpo docente e in generale il sistema scuola.
La tendenza è quella di una diminuzione del numero degli alunni stranieri del tutto a digiuno della lingua italiana. Al contrario si registra l'ingresso di nuovi alunni stranieri che hanno già un retroterra culturale assorbito dalla realtà locale che li ospita.
Aldilà degli interventi volti ad affrontare necessità immediate, si avverte la mancanza di un disegno per l'integrazione degli adulti, che non deve necessariamente arrivare dal contesto locale. Quando poi viene meno il rispetto delle regole, il divario tra i nuovi e i vecchi santangiolini tende ad allargarsi, con il rischio di tramutarsi in una forma di ostilità e di rifiuto reciproco.
Se l'orientamento diventasse questo, la convivenza e l'interazione civile si troverebbero di fronte ad un muro: una barriera invalicabile che oggi Sant'Angelo non si può permettere.


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Registrazione Tribunale di Lodi n. 271 del 22-1-1997