Editoriale
CONVIVENZA CIVILE
CORRIERE DELLA SERA del 25 settembre scorso, prima pagina: “Verona, case confiscate a chi le affitta ai clandestini”.
CORRIERE DELLA SERA del 26 settembre scorso, prima pagina: Montezemolo: “Fisco, evadere è come rubare”.
I titoli dei giornali sono spesso frasi ad effetto, ma, da un po’ di tempo, il livello di attenzione sulle regole che tutti dobbiamo rispettare per una convivenza che possa definirsi “civile”, sembra essersi alzato. Anche la Chiesa è intervenuta apertamente ed in modo deciso e la frase attribuita a Montezemolo si riallaccia a precedenti espressioni del cardinale Bertone.
Tuttavia le frasi ad effetto e le affermazioni degli uomini importanti non bastano. Per due motivi.
Il primo: se chi governa e amministra non assume su di sé la responsabilità di operare scelte e di difendere apertamente, puntualmente e costantemente norme vigenti, il “relativismo etico-legale” (che fa il paio con quello morale) la fa da padrone. I principi della convivenza sociale esistono, la legge c’è, ma, con un occhio chiuso e l’altro che guarda altrove, finiscono per essere tollerati atti e fatti che invece dovrebbero dar luogo ad azioni preventive incisive ed efficaci.
Questi atti e questi fatti prima ancora che puniti, dovrebbero suscitare senso di rifiuto e di condanna da parte della comunità entro la quale vengono compiuti e questo, oggi, accade troppo di rado. Su questa mancanza di presa di posizione si fonda il secondo motivo che dimostra l’insufficienza delle dichiarazioni che giungono dall’alto: se la comunità, la cosiddetta “società civile”, non è più capace di assumere direttamente un atteggiamento critico nei confronti di certi comportamenti, allora è vana la speranza che l’illegalità diffusa e la mancanza di rispetto dei diritti altrui vengano energicamente ed efficacemente ostacolate e combattute.
La stampa quotidiana ed i telegiornali ci sbattono sotto gli occhi ogni giorno comportamenti “fuori da ogni regola”. Non ci facciamo più caso e non ci rendiamo conto che, pian piano, questi comportamenti finiranno per scardinare l’accordo civile ed il patto sociale che danno un senso di sicurezza, di giustizia e consentono ad ognuno di condurre serenamente la propria vita in mezzo a gente di cui si fida e che condivide il rispetto di principi e norme comuni. Ed appare fin troppo chiaro che chi dovrebbe porre mano a decisioni sensate ed incisive per risolvere questi problemi o ha altre cose per la testa o non sa proprio (ed è ancor peggio) da che parte cominciare.
Tutto ciò riguarda anche Sant’Angelo ed i suoi abitanti?
Sì se pensiamo che anche a Sant’Angelo c’è chi affitta case ad immigrati clandestini e le affitta anche consentendo affollamenti che nulla hanno a che fare con requisiti di abitabilità ed igiene.
Sì se pensiamo che anche a Sant’Angelo ci sono evasori di tasse o individui che, pur non avendone diritto, eludono il versamento di tributi dovuti a livello locale, a fronte di servizi ricevuti.
Sì se pensiamo che gettare i rifiuti in mezzo ai campi arrechi un danno ai cittadini che si impegnano a comportarsi correttamente.
Certamente e cento volte sì, se siamo consapevoli che anche a Sant’Angelo lo smercio della droga e la delinquenza che si collega a questo lurido mercato, hanno raggiunto livelli tali da consentire a rappresentanti dell’ordine pubblico di giudicare ormai “fuori controllo” il territorio santangiolino.
C’è qualcosa che i cittadini possono fare, di fronte a questo stato di cose?
Certamente. La prima cosa da fare è una sincera riflessione sul nostro abituale modo di pensare e sui comportamenti che ne conseguono.
Dobbiamo chiederci qual è oggi il nostro modo di giudicare un evasore fiscale: è per noi un “furbo” oppure è uno che ci danneggia? E chi affitta, eludendo ogni controllo, alloggi ai clandestini di cui non conosce e non vuol conoscere né la provenienza, né l’occupazione, né tanto meno il modo con cui accumulano i soldi che usano per pagare la pigione? Pensiamo che sia questo un modo per tenere sotto controllo l’immigrazione irregolare o non è proprio questo il modo per favorirla? E l’immondizia sparsa per ogni dove? E la droga che dilaga e la necessità di creare centri specializzati per i tossicodipendenti? Tutto questo è accettabile e sopportabile?
Sembra di sentirla, la risposta mentale del cittadino onesto, chiuso tra le confortevoli mura della sua casa: “Finché non tocca direttamente me e la mia famiglia….”.
No, mio caro amante del quieto vivere. Direttamente ti tocca e ti ha già toccato. E ti ha toccato e ti toccherà sempre di più almeno nelle tasche e nel portafoglio.
Chi credi che paghi le tasse che dovrebbero essere pagate dagli evasori? Da dove pensi che arrivino i soldi per pagare l’affitto degli abusivi? E come credi che faccia il Comune a pagare la raccolta dei rifiuti sparsi per ogni dove? Ed i costi sanitari che derivano dalle malattie provocate dalla droga?
Su tutto questo è necessario che si rifletta correttamente e con la massima attenzione e serietà.
Poi – e neanche tanto in là nel tempo – arriverà il momento di chiedere conto a chi ci governa ed a chi ci amministra, cosa sta facendo per cambiare questo stato di cose. Ma siamo noi, i cittadini, che per primi dobbiamo riappropriarci di una coscienza civica e sociale, siamo noi che dobbiamo possedere la convinzione necessaria per apprezzare ed essere in grado di difendere i principi e le regole di quella che vorremmo continuare a chiamare “convivenza civile”.
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