Editoriale
Un buon Natale ma non per tutti
Fra pochi giorni sarà Natale. Il primo Natale da quando la crisi economica si è fatta sentire pesantemente. Dalla seconda metà dell’anno, al rientro dalle vacanze, i segnali di difficoltà dell’economia si sono moltiplicati, talvolta ingigantiti dai media. Tante famiglie hanno iniziato a sentire sulla loro pelle le tossine del rallentamento produttivo. Perdita di lavoro, fabbriche chiuse o in crisi, buste paga alleggerite dalla cassa integrazione, con ricadute negative sui negozi per il crollo dei consumi, sono diventate realtà anche per il nostro territorio. Realtà da affrontare senza piangersi troppo addosso, sicuramente, ma che meritano tuttavia qualche commento.
Non sarà un buon Natale per tutti, insomma. “Il Ponte”, come sempre, formulando gli auguri per le imminenti festività, vuole idealmente stringersi attorno alle famiglie santangioline maggiormente in difficoltà. Siamo convinti, ad esempio, che non sarà un buon Natale per gli oltre quaranta dipendenti che hanno perso il posto di lavoro a seguito della chiusura della Sinterama, lo storico “fabricòn”, mandato in archivio con una decisione a tavolino e senza che nessuno, lavoratori a parte, si sia più di tanto stracciato le vesti. Se poi aggiungiamo che le indennità di cassa integrazione arrivano con il contagocce e in estremo ritardo, capiamo bene perché le famiglie dei lavoratori Sinterama meritano la nostra solidarietà, o almeno un augurio sincero per il futuro.
Non sarà un buon Natale neppure per centinaia di altri lavoratori che dall’inizio dell’anno ad oggi hanno perso, in tutto il territorio lodigiano, il posto di lavoro. Confindustria, e dunque il dato è ufficiale, ne conta almeno 600 e fuori da questo numero ci sono gli interinali i cui contratti di lavoro non sono stati più rinnovati a fronte della crisi che sopraggiunge.
Non sarà un buon Natale neppure per le tante famiglie che, posto di lavoro a parte, si trovano in difficoltà economiche. Molte sono famiglie di immigrati, ma da qualche mese sono in aumento anche le richieste di aiuto degli italiani, magari anziani o malati. Lo confermano i due parroci di Sant’Angelo, che qualche settimana fa hanno “dato i numeri”, a livello di stima, delle famiglie assistite dal Fac, dal Contatto delle Acli e dalla Caritas. Sono circa trecento nella sola parrocchia dei Santi Antonio abate e Francesca Cabrini, a cui se ne aggiungono almeno trenta (ma la stima è al ribasso) nella parrocchia di Maria Madre della Chiesa. A fronte dell’aumento delle richieste di aiuto, in tempo di Avvento, i fedeli della parrocchia dei Santi Antonio abate e Francesca Cabrini sono stati invitati a portare in chiesa generi di prima necessità, dalla pasta allo zucchero, da donare a chi chiede aiuto.
Ci fermiamo con gli esempi, nella convinzione che quelli appena esposti diano il quadro della situazione.
Ci permettiamo di chiudere citando due proposte concrete “anti-crisi” attuate da due Comuni lodigiani, Codogno e Casale. Due proposte che si sembrano degne di attenzione. La prima viene da Codogno, dove è stato costituito un osservatorio sui prezzi con il compito di individuare generi alimentari a prezzi accessibili nei negozi cittadini, a cominciare dal pane. La seconda proposta, quella di Casale, va ancora più in fondo alla questione: è stata infatti creata una speciale tessera, da distribuire a 700 famiglie, con la quale fare la spesa in una trentina di negozi consorziati a prezzi accessibili.
In tempi di vacche magre, qualche euro in più nel portafoglio può contribuire a rendere più sereno il Natale.
Ne siamo certi.
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