Anno 14 - N. 1 Febbraio 2010


Editoriale

DEGRADO

Se qualcuno, che non sappiamo chi sia, ha rovesciato un bel sacco di spazzatura nel nostro cortile, siccome il cortile è nostro dobbiamo essere noi a sobbarcaci l’onere della pulizia. Se poi, per liberare il cortile dalla sozzura, dovessimo anche sopportare una qualche spesa, come minimo ci verrebbe da pensare: “Se trovo chi è stato, gliela faccio pagare!”.
Ebbene, cari concittadini, quello che sopportiamo ogni giorno è proprio questo. Lo sconcio che è visibile in alcune vie o appena fuori città non lascia dubbi. C’è proprio qualcuno che insozza piazze, strade e fossi e campi e lo fa di giorno e di notte e nessuno gli dice niente. Pensare che qualcun altro pulirà e che comunque a noi non costerà niente è un’illusione, perché il costo, anzi il maggior costo, uscirà sempre e solo dalle nostre tasche e non ci potremo lamentare, perché l’alternativa è quella di abbandonare la città alla sporcizia, fino a farla diventare una pattumiera gigante: una rüdèra, un grande immondezzaio. È questo che vogliamo? Se non è così, allora ci restano sicuramente alcune cose da fare.
Prima di tutto un onesto esame di coscienza, per chiederci se, in qualche occasione, anche noi non abbiamo contribuito ad imbrattare, magari buttando per terra lungo la via carte di caramella (…oh, per una carta di caramella…), un bicchiere di plastica, l’involucro di una merendina, la scatola vuota delle sigarette, una lattina, una bottiglietta. Oppure abbandonando fuori città, lungo fossi e campi a fianco strada (magari con un abile

lancio dal finestrino dell’auto) addirittura un sacchetto pieno di chissà cosa, o scaricando una lavatrice, un frigorifero, un televisore, uno scatolone di cianfrusaglie e chi più ne ha più ne metta. Poi, se siamo adulti e, a maggior ragione, se siamo genitori, dobbiamo assicurarci che i bambini, coloro che saranno gli adulti di domani, imparino a comportarsi correttamente, fuori di casa come in casa propria, dove non sarebbe loro mai permesso di buttare cartacce o sporcizia sul pavimento.
Infine abituiamoci all’idea che, se vediamo qualcuno comportarsi male, non è scorretto o criticabile richiamarlo ad un comportamento civile. Se non ce la sentiamo di farlo in prima persona, troviamo il modo di segnalarlo all’autorità. Non è delazione. È interesse civico. È nostro interesse, prima che nostro dovere.

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Ci sono poi problemi che non possono essere risolti dal buon comportamento dei cittadini, ma le cui conseguenze negati-


A chi tocca il controllo delle rive dei fiumi?

ve sempre sui cittadini ricadranno e sempre in termini di soldi in più che escono dalle loro tasche.
Chi passa a piedi sul ponte del Lambro Meridionale, tra piazza Vittorio Emanuele II° e via Cesare Battisti, provi a guardar giù lungo le rive del fiume e vedrà quanti alberi di alto fusto e di notevoli dimensioni vi sono cresciuti con il passar degli anni e senza che nessuno ci facesse caso più di tanto.
Questa vegetazione spontanea costituisce già ora un problema, perché, se la si vuole tagliare ed asportare, bisognerà sostenere costi più elevati di quelli che sarebbero stati necessari per tagliare dei piccoli arbusti o dei cespugli cresciuti da poco: se non altro per il carico ed il trasporto, dato che non si può arrivare in riva al fiume con gli autocarri.
Ma essa produrrà danni ancor maggiori, se non si interviene, perché è cresciuta in mezzo ai massi ed alle gabbionate realizzate molti anni fa per difendere le rive dall’erosione. Ora gli alberi hanno infilato negli interstizi di pietre e reti metalliche le loro radici che, crescendo, finiranno per smuovere i massi e potrebbero spezzare le reti, rendendo instabile e poco efficace la difesa spondale in caso di piena. Non solo, ma la presenza di tronchi e rami produrrà anche un rallentamento della corrente e, quindi, un innalzamento del livello dell’acqua, con un ulteriore incremento del pericolo ed una accentuazione dell’erosione. I danni che ne deriveranno qualcuno potrà anche pagarli (sempre che non se ne verifichino di irreparabili), ma i soldi per farlo usciranno ancora dalle nostre tasche e saranno molti di più di quelli che sarebbero stati necessari a mantenere un controllo costante, che impedisse sul nascere lo sviluppo di situazioni di degrado come quella che possiamo “ammirare” con uno sguardo dal ponte.


…in breve
COMUNE
- Su Internet gli atti comunali
- Affidata ai privati la cura del verde
- Consulente esterno per l'ufficio tecnico
CITTA’
- Omicidio Girati: quattro condanne
CULTURA
- Un nuovo libro di Achille Mascheroni

IL PONTE - foglio d'informazione locale di Sant'Angelo Lodigiano 

Dal 1996 al servizio dei santangiolini

Colloquio con Gino Pasetti, per ventiquattro anni sindaco di Sant’Angelo

“L’impegno quotidiano per lo sviluppo della città”

Gino Pasetti è nato a Sant’Angelo Lodigiano il 22 gennaio 1922. È sposato e ha due figli. Originario di una famiglia di cordai di borgo San Martino, si è laureato in giurisprudenza all’università di Genova e ha iniziato la sua attività come consigliere e segretario presso la scuola professionale Arti e Mestieri “Conte Gian Giacomo Morando Bolognini”. L’istituto, dopo la seconda guerra mondiale aveva ripreso a funzionare, accogliendo i giovani che intendevano specializzarsi nel disegno e nella meccanica .
A 26 anni Pasetti è giudice conciliatore. Iscritto alla Democrazia Cristiana, è vicesindaco di Sant’Angelo dal 1952 al 1956, sindaco per oltre vent’anni, prima dal 1956 al 1960, poi dal 1970 al 1990. Durante il periodo 1956-1960 è consigliere della Metano Sant’Angelo, di cui diventa successivamente presidente, ma anche presidente della Pro Loco e consigliere dell’Ente provinciale per il turismo.
(segue)
La tragedia della Shoah, il dovere della memoria
Lo scorso 27 gennaio il mondo ha celebrato la “giornata della memoria”. Una giornata dedicata al ricordo dell’Olocausto e della tragedia dei campi di lavoro e di sterminio organizzati su vasta scala dalla Germania nazista durante la seconda guerra mondiale.
Al termine del conflitto le stime delle potenze occidentali parlavano di almeno 6 milioni di ebrei uccisi. (segue) (L.R.)

Nella ricorrenza della festa patronale di Sant’Antonio abate assegnati i riconoscimenti e le benemerenze civiche

Il grazie della comunità
“Accetto questo riconoscimento a nome mio e di quanti hanno lavorato in quegli anni con me”. Con queste parole lo storico sindaco Gino Pasetti ha ritirato, domenica 17 gennaio, la benemerenza civica, che gli è stata consegnata dall’amministrazione comunale nel giorno della festa patronale di Sant’Antonio abate.

la POSTA

- Camminare a testa alta
- Marciapiedi impercorribili

-
Utilità dell'ecocalendario
- La pesa pubblica alla Malpensata



LUTTI

 



Nella Sant’Angelo del Cinquecento, ai tempi dell’Inquisizione
La pena di morte inflitta all’eretico Galeazzo Trezzi

Mangia che ti fa bene!
Seguire il ritmo delle stagioni

Dialogo tra i due Lambri
El Prufesur Pelbuna
brani senza firma, da attribuire alla penna di don Ferruccio Ferrari


"Un appello per l'acqua pubblica"

PANDINI news
- Gli studenti del Pandini tra le giovani eccellenze
- Incontro con la giovane scrittrice Ilaria Rossetti


Operai della fonderia e dell'officina Manzoni
Ricordi in bianco e nero

Diario di bordo Sant’Angelo Calcio

Kick Boxing sugli scudi in terra piemontese

Junior Volley: grande crescita

 

 

 

 

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Registrazione Tribunale di Lodi n. 271 del 22-1-1997