Anno 24 - N.4 Settembre 2020 |
I contagi da Covid
e l’impegno
collettivo
Alla data di sabato 26 settembre in tutta la provincia di Lodi erano 3781 complessivamente le persone che avevano contratto l’infezione da Covid-19 dall’inizio della pandemia. Di queste, 794 a Lodi, 431 a Codogno, 293 a Casalpusterlengo, 250 a Castiglione d’Adda e 193 a Sant’Angelo Lodigiano. I restanti sono sparsi negli altri comuni del Lodigiano, che riportano dunque numeri inferiori, anche se in alcuni casi significativi, come Borghetto Lodigiano (153).
Sant’Angelo, quarta città della provincia di Lodi, sede di un ospedale e di una casa di riposo, è dunque fra i centri con il maggior numero di contagi, sebbene di molto inferiori al capoluogo Lodi e ai centri della prima Zona rossa, dove l’infezione è esplosa ma dove l’isolamento deciso poche ore dopo la scoperta del primo caso ha permesso di controllare meglio e più tempestivamente l’evoluzione dei focolai.
Ci sarà tempo e modo, anche a Sant’Angelo, per riflettere sulla risposta data dalla cittadinanza a un evento di portata eccezionale. Ci sarà tempo e modo per analizzare la reazione del mondo del volontariato, delle istituzioni e per capire se anche nel nostro territorio, come registrato altrove, il volontariato ha dato il meglio di sé. La risposta appare comunque positiva, almeno per quanto è stato possibile appurare finora stando all’impegno - solo per fare alcuni esempi - della Croce bianca e della Protezione civile.
Quel che preme ora mettere in evidenza è il ruolo che tutti i cittadini di Sant’Angelo, siano ragazzi, siano adulti, sono chiamati a svolgere per evitare una nuova rapida diffusione del contagio. Le immagini pubblicate a settembre dai quotidiani locali che mostrano un assurdo assembramento serale di ragazzini - tutti senza mascherina - intenti a giocare a calcio e a fare il tifo sul sagrato della basilica rappresentano un serio elemento di preoccupazione. E fanno il paio con altri comportamenti poco edificanti che ci vengono segnalati e che sono potenzialmente molto pericolosi. Per questo l’appello da rivolgere agli amministratori pubblici, alle forze dell’ordine e alle famiglie è di vigilare con attenzione e inflessibilità, perché le immagini delle Terapie intensive al collasso che abbiamo visto in primavera non abbiano a ripresentarsi. Ognuno è chiamato a fare la propria parte per concorrere a un bene superiore, che è la sicurezza di tutti.
La pandemia non preoccupa solo per le ricadute di natura sanitaria. Non nascondiamo la preoccu-pazione per la situazione della nostra casa di riposo, che ha pagato a caro prezzo gli effetti del Covid. È questo il momento di stare vicini a un patrimonio dell’intera città, una delle più grandi aziende di Sant’Angelo. Preoccupano pure le ricadute sociali della pandemia, come le famiglie colpite dai licenziamenti e i bambini in difficoltà: temi sui quali auspichiamo un impegno straordinario del Comune. Impegno che deve essere messo in campo anche sul fronte scolastico, affinché il diritto allo studio - che lo ricordiamo, è un diritto - venga assicurato. Infine, ma non ultimo per importanza, citiamo l’ospedale Delmati. In altra parte del giornale raccontiamo come è cambiato nel corso della pandemia. Sarà importante nei prossimi mesi vigilare affinché non si approfitti della fase emergenziale per spogliarlo ulteriormente di funzioni. E anche in questo caso serve l’impegno di tutti.
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Dal 1996 al servizio dei santangiolini
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C’è un prima e un dopo nella sanità del nostro territorio e anche l’ospedale Delmati ha vissuto, da febbraio a oggi, una rivoluzione totale, per fronteggiare la più grave emergenza che il Paese ha conosciuto dalla Seconda guerra mondiale. Ora, con il passare dei mesi, sono tanti i santangiolini che si interrogano sul futuro del loro presidio ospedaliero, che già prima del Covid aveva registrato nel corso degli anni una continua riduzione dei servizi e una minor capacità di intervento sul fronte del trattamento dei casi acuti: basta ricordare in epoche diverse la chiusura della Maternità e la progressiva perdita di importanza del Pronto soccorso, declassato a primo intervento e poi chiuso, fino alla realizzazione delle nuove sale operatorie per la chirurgia veloce, costate milioni di euro e inutilizzate.
Il Covid è stato però uno spartiacque, un evento che va al di là dei singoli piani strategici dei direttori generali e delle pressioni del mondo della politica e dei medici che possono decretare la fortuna o la sfortuna di un ospedale.......................SEGUE
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Dottoressa Sara Forlani, Direttore POT (Presidio Ospedaliero Territoriale)
di Sant’Angelo Lodigiano. |
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