Anno 15 - N. 4 Settembre 2011 |
Editoriale
A un anno dal voto
I PROBLEMI IRRISOLTI
DI SANT'ANGELO
. Ci eravamo lasciati, lo scorso giugno, con la promessa di tornare a parlare dei problemi aperti della nostra Sant’Angelo, nella speranza che i prossimi candidati sindaco ne possano far tesoro. Sull’ultimo numero de “Il Ponte” avevano trovato spazio le questioni del lavoro e del tessuto commerciale barasino che si sta progressivamente impoverendo, con conseguenze non soltanto economiche, ma anche sociali.
Riprendiamo ora il discorso dall’istruzione. Un settore complesso, le cui competenze sono suddivise fra più enti. Il Comune, generalmente può operare su due fronti, entrambi significativi. In primo luogo può mantenere efficienti e se possibile migliorare le strutture di sua proprietà, per intenderci le scuole elementari e le medie (oltre all’asilo nido). In secondo luogo può intervenire in maniera diretta nella vita scolastica attraverso il Piano per il diritto allo studio, che prevede risorse economiche per i progetti didattici avviati dalle scuole, ma anche per l’assistenza ai disabili, per il trasporto degli alunni e per servizi quali la mensa e il pre-post scuola.
L’aumento progressivo degli studenti e l’esigenza di adeguare le strutture al crescente carico di lavoro sono temi che certamente meritano di essere affrontati nella prossima campagna elettorale. Basti pensare che la più importante e “popolosa” scuola elementare di Sant’Angelo, la “Riccardo Morzenti”, ha ormai superato il secolo di vita.
Se per un verso in città vi sono scuole in cui è necessario sfruttare in maniera razionale ogni spazio, ve ne sono altre, invece, in cui gli spazi sono moderni, funzionali e vasti, ma utilizzati in maniera parziale. Il riferimento è all’istituto superiore “Raimondo Pandini” di viale Europa. La struttura è di proprietà della Provincia di Lodi, competente per l’istruzione superiore. Crediamo tuttavia che qualche riflessione possa essere avviata anche a livello locale. Il “Pandini” ha un bacino d’utenza troppo limitato, che si concentra soprattutto sulla realtà di Sant’Angelo. È evidente la necessità di una forte promozione dell’istituto, al fine di ampliare il suo bacino d’utenza. Attirare a Sant’Angelo studenti di altri paesi non significa solo fare l’interesse della scuola di viale Europa, ma vuol dire anche portare nella nostra città insegnanti e genitori, che incrementeranno il rapporto con la realtà santangiolina. E questo, inevitabilmente, avrebbe ricadute positive anche sul piano economico. I futuri candidati sindaco lo tengano ben presente, perché un’adeguata attività di promozione dell’istruzione superiore passa anche dalle capacità operative di un’amministrazione comunale.
Facciamo un altro passo avanti. Il Piano per il diritto allo studio 2010 ha fatto notizia per l’intenzione degli amministratori comunali di inserire nelle scuole barasine l’insegnamento del dialetto. Si è trattato di una proposta curiosa, astratta nella sua formulazione e senza linee guida per la sua applicazione concreta, di cui nell’estate di un anno fa si era occupato anche il Tg1, dando eco nazionale alle intenzioni della giunta comunale. A distanza di un anno, di quella proposta è rimasto poco o nulla e l’insegnamento del dialetto nelle scuole santangioline non è stato introdotto.
Da parte nostra, restiamo convinti che la riscoperta e la valorizzazione del dialetto e della storia locale non debbano passare da decisioni calate dall’alto, in modo arbitrario, ma dalla volontà e capacità del corpo docente di far comprendere agli alunni quali sono le loro origini, chi erano e come vivevano i loro nonni, come si è evoluta la comunità nella quale crescono. Portiamo pure il dialetto tra i banchi di scuola, ma facciamolo attraverso progetti seri, che non tolgano spazio alla didattica tradizionale. Prima di lanciare idee che poi non trovano applicazione, sarebbe bene cercare la condivisione del corpo docente.
La riscoperta delle nostre radici, poi, non passa unicamente dalla scuola, ma anche dall’offerta culturale che un’amministrazione comunale è in grado di proporre ai cittadini. Non vogliamo addentrarci in un discorso che, a prima vista, potrebbe apparire lontano dalla realtà complessa dei giorni nostri. Siamo consapevoli che in questo frangente le priorità di un’amministrazione comunale debbano essere la lotta alla crisi economica e il sostegno allo sviluppo. Siamo però convinti che fare cultura significhi promuovere la nostra identità, far conoscere chi siamo, come è nata e si è sviluppata Sant’Angelo, di quali risorse dispone, come viveva un tempo e come vive oggi la sua gente, quali sono gli elementi che arricchiscono la nostra comunità. Aggiungiamo che un’amministrazione comunale può promuovere la cultura interagendo con le associazioni già attive sul territorio e valorizzando il loro bagaglio di esperienze. I futuri candidati sindaco ricordino che l’investimento nella cultura non si traduce unicamente in un segno “meno” nel bilancio comunale. Ma può rappresentare un’occasione di crescita, anche economica, per l’intera comunità.
Proviamo solo a pensare all’indotto che deriverebbe per le attività commerciali del centro storico dalla riapertura continuativa al pubblico del castello Bolognini. L’iniziativa “Castello aperto”, lanciata la scorsa primavera dalla Provincia di Lodi, ha evidenziato chiaramente che il castello ha una capacità attrattiva ancora molto forte: basta pensare che in un solo pomeriggio di apertura straordinaria si sono superate abbondantemente le mille presenze.
Il Bolognini è senza dubbio una risorsa da valorizzare: ma ciò può avvenire solo se tutte le istituzioni, dalla Fondazione Bolognini alla Provincia, fino al Comune di Sant’Angelo, uniscono le forze. I futuri candidati sindaco dicano chiaramente e senza esitazioni se intendono impegnarsi per il castello, o se invece lo ritengono un pesante fardello. E alle dichiarazioni d’intenti facciano seguire proposte e progetti attuabili.
Servono progetti seri anche per rilanciare l’attività della biblioteca comunale. A partire da nuovi locali, moderni e adeguati, in grado di ospitare in maniera ordinata sia i libri sia i cittadini che intendono usufruire del servizio. E di accogliere iniziative collaterali affidate, perché no, alle associazioni. Chi oggi frequenta la biblioteca può facilmente rendersi conto che gli spazi sono insufficienti e gli orari di apertura non sempre in sintonia con le esigenze dei cittadini-fruitori. Il problema si trascina da anni, senza che le amministrazioni comunali che si sono susseguite abbiano concretamente messo in atto serie soluzioni. Al di là degli spazi, poi, una biblioteca vive e cresce se può contare su un ricambio dei libri, con l’inserimento dei titoli recenti. Ci chiediamo se questa amministrazione comunale abbia fino in fondo usufruito dei finanziamenti provinciali per acquistare nuovi volumi e scartare quelli troppo vecchi e usurati. E se ciò non è avvenuto, sarebbe bene che ne venisse spiegata la ragione ai cittadini-contribuenti.
La biblioteca potrebbe inoltre ospitare l’Archivio storico comunale e degli enti di beneficienza, un immenso patrimonio di documenti e atti pubblici che da anni sono in attesa di una sistemazione decorosa volta alla loro valorizzazione e consultazione.
In campo culturale i risultati degli sforzi progettuali e degli investimenti economici non sempre arrivano in tempi brevi. Questo può - talvolta - rappresentare un problema per gli amministratori comunali, chiamati a dare risposte sempre più tangibili e immediate agli elettori dato il contesto di crisi. Ma occorre avere pazienza, nella consapevolezza che il seme gettato è destinato prima o poi a generare frutti.
(2-continua...)
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Dal 1996 al servizio dei santangiolini
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Nel dicembre 2006 “Il Ponte” tentò, in modo un po’ artigianale vista l’assenza di informazioni ufficiali, di fare una piccola indagine per capire le scelte scolastiche dei ragazzi di Sant’Angelo, almeno per quel che riguardava la scuola superiore. L’auspicio che allora facemmo di un monitoraggio sistematico e istituzionale di tale fenomeno trova ora una importante risposta in un lavoro svolto dalla Provincia di Lodi. È stato infatti recentemente pubblica-
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to uno studio dal titolo “Scolarità e flussi nel sistema di istruzione e formazione professionale della provincia di Lodi”. Si tratta di un corposo lavoro statistico relativo proprio agli studi della scuola superiore, che analizza i dati provinciali in serie storiche, dal quale è possibile attingere alcune interessanti informazioni che riguardano sia la nostra Provincia, sia la realtà cittadina
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Anche l’ex Palazzo Municipale ha fatto la fine di molti altri immobili un tempo appartenenti al patrimonio comunale (cioè a tutti i cittadini) e poi venduti.
Nel 2005 la grande area di viale Europa (a sud della piscina), acquistata dal Comune negli anni settanta mediante esproprio per la realizzazione di opere di pubblica utilità, è stata ceduta dall’Amministrazione Carlin ad operatori immobiliari per la realizzazione di residenze. In anni più recenti, sotto l’Amministrazione Crespi, sono stati venduti il Magazzino comunale di via Bolognini
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(subito riaffittato dal Comune per lo stesso uso per il quale era già utilizzato) e l’ex Bocciodromo (che diventerà un piccolo centro commerciale). Adesso è toccato all’ex Municipio, già ex Scuola Media Baracca, già ex Scuola di Avviamento Professionale. Anche questo immobile, con le aree di pertinenza, è stato ceduto al miglior offerente per essere destinato alla realizzazione di nuove residenze e, si presume, per attività terziarie (uffici, esercizi commerciali, o altro che non sappiamo). La decisione del Sindaco e dell’Amministrazione Comunale ci lascia
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Beppe Roveda
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Classe 1965, tifo viscerale per i colori rossoneri (barasini), Beppe Roveda è il presidente del Sant’Angelo protagonista in questo primo sprazzo di stagione nel campionato di Eccellenza. Generalmente riservato con la stampa, poco incline a finire sui giornali, il “pres” (come lo chiamano i suoi collaboratori) ha accettato di rivelare a “Il Ponte” i sogni e le speranze di un tifoso diventato - per i casi della vita - il “numero uno” della squadra del cuore.
Presidente Roveda, con quali sensazioni ha vissuto in queste settimane la partenza del Sant’Angelo? . ......SEGUE
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Il Medio Evo è per Sant’Angelo un periodo di trasformazioni urbane: da un insieme di abitazioni sparse e strutture difensive modeste, si passa infatti ad una articolata entità territoriale, capace di attirare a se nuovi abitanti. Racchiuso all’interno di una cinta muraria nasce così il Borgo fortificato di Sant’Angelo, con al centro la Piazza, il Castello, la Chiesa. In questa entità territoriale, i nuovi arrivati, non potendo insediarsi all’interno della cerchia, trovano collocazione nelle aree esterne, dando vita a nuovi agglomerati urbani.
Nascono i borghi esterni che, come sempre accade nelle espansioni urbane del Medio Evo, vengono identificate con il santo della chiesa o cappella site nell’ambito territoriale del borgo: nascono così, anche a Sant’Angelo, il Borgo di San Rocco, il Borgo di Santa Maria, il Borgo di San Martino. SEGUE
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la POSTA
- Trasporti, che vergogna!
- Grazie dal profondo del cuore
- Commissione sicurezza: la solita farsa
- Non ho trovato un posto all’ombra
- Il pronto intervento è stato mio
- Cimitero o piccionaia?
- Il trasporto all’Ospedale di Lodi è troppo costoso
Sussurri e Grida
Una mostra al Caffè "Il Viaggiatore"
Tino Zambelli, pittore della natura
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