Editoriale
Crisi economica
e giustizia sociale
Pochi giorni fa i quotidiani locali hanno riportato la storia di un uomo, un nordafricano con moglie e due figli piccoli, che ha dichiarato di dormire sull’auto, per le strade di Sant’Angelo, in seguito allo sfratto divenuto esecutivo dall’appartamento in cui viveva. La vicenda ha avuto una grande eco e - a quanto emerso - per l’uomo e per la sua famiglia è stata immediatamente trovata una sistemazione. Non sappiamo se tutto quanto dichiarato dall’uomo corrisponda esattamente a verità e non vogliamo fare di questo caso un simbolo: sarebbe sbagliato e fuorviante. Ma di certo, la vicenda porta a interrogarci sulle numerose situazioni di difficoltà che sono presenti a Sant’Angelo e che si stanno aggravando con la crisi - economica e di valori - che ormai dura da diversi anni. Quante sono e chi sono le persone che non hanno il coraggio di protestare platealmente e, per pudore, preferiscono ritirarsi nel proprio silenzioso dramma?
Se un singolo episodio può soltanto rappresentare la spia di un malessere diffuso, ben più chiara è la situazione se si esaminano gli elenchi delle case messe all’asta dal Tribunale di Lodi. Elenchi che vengono pubblicati periodicamente sui giornali e nei quali la realtà di Sant’Angelo - almeno in occasione delle ultime pubblicazioni - spiccava per l’elevato numero di immobili in vendita. Si tratta di abitazioni acquistate tramite mutuo bancario: nel momento in cui i proprietari iniziano a non pagare più le rate, la casa passa alla banca, che cerca di rientrare mettendola all’asta. Il mercato immobiliare “bloccato” e il problema di far uscire i vecchi proprietari frena la vendita di questi immobili e così, di volta in volta, gli elenchi del Tribunale si infittiscono e
alle case non ancora vendute si aggiungono quelle che per la prima volta finiscono sul mercato.
C’è poi chi una casa di proprietà non ce l’ha, ma vive in affitto. Anche in questo ambito le conseguenze della crisi e della perdita di posti di lavoro si stanno facendo sentire. I casi di sfratto esecutivo che vengono portati all’attenzione del Comune sono numerosi. E anche strumenti come lo Sportello Affitti della Regione Lombardia, ideato proprio per aiutare i nuclei familiari in difficoltà, non sembra in grado di rispondere fino in fondo a una situazione di emergenza che si sta progressivamente ingigantendo. Il problema delle case all’asta e degli sfratti tocca in molti casi cittadini stranieri, a Sant’Angelo da pochi anni e che magari non possono contare su una rete di legami parentali in grado di attutire gli effetti della crisi.
Ci sono poi altri due fenomeni che si inseriscono in questo contesto. Uno è quello della disoccupazione giovanile, un flagello che colpisce soprattutto il Sud Italia ma che anche nella economicamente vivace Lombardia sta mietendo numerose vittime. Alzi la mano chi non ha notizia diretta (perché acquisita dalla propria cerchia familiare) di ragazzi diplomati e oggi senza occupazione, o addirittura di neolaureati con il massimo dei voti che faticano a entrare nel mercato del lavoro. L’altro fenomeno che merita di essere commentato è rappresentato dall’altissimo numero di famiglie (molti sono stranieri, ma non mancano gli italiani) che si affidano alle parrocchie e ai loro centri di aiuto (Fac e Caritas) per mangiare. La fila di persone che il pomeriggio attende sul retro della nostra basilica l’apertura dello sportello Fac mette i brividi: e come detto, ad aspettare una “mano tesa” non ci sono soltanto extracomunitari.
La casa, il lavoro, il reddito per rispondere a primarie esigenze come mangiare, scaldarsi e accendere la luce. Si tratta di problemi reali, che stanno toccando anche molte famiglie di Sant’Angelo. Per contro - e questo va detto con grande chiarezza - c’è chi fa il furbo, chi approfitta della crisi generalizzata per ottenere senza dare nulla in cambio, chi si è adattato a vivere di sussidi pubblici, statali e comunali. Non avere i soldi per pagare il buono mensa dei propri figli o la rata del mutuo e poi sperperare le proprie entrate al videopoker o al Gratta e vinci è un comportamento che non può più essere tollerato, per rispetto di chi davvero si trova in seria difficoltà ma anche di quelle famiglie che con enormi sacrifici mantengono uno stile di vita dignitoso. Lo diciamo in modo fermo e chiediamo alle istituzioni locali di muoversi con senso di responsabilità, mirando al bene comune: un obiettivo che può essere raggiunto soltanto se si opera con giustizia, rigore ed equità.
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