Editoriale
Cosa significa oggi
celebrare il 25 aprile
. Tutti quelli che hanno meno di 66 anni, il 25 aprile 1945 non l’hanno certamente vissuto. Per tutti costoro, cioè per la stragrande maggioranza degli italiani che ne ha solo sentito parlare, cosa può significare, cosa dovrebbe significare oggi la celebrazione del 25 aprile?
Cosa significa oggi commemorare la Resistenza?
A cosa hanno resistito e perché hanno resistito gli uomini e le donne che hanno combattuto e tutto il popolo che li ha sostenuti ed aiutati?
Ha ancora senso oggi la celebrazione di questa memoria?
Sì! Ha ancora senso!
A patto che ci si impegni a non accettare passivamente situazioni, comportamenti e modi di vivere ingiusti, contrari alla dignità umana, dannosi per la collettività e quindi a resistere a tutti i tentativi volti a corrompere, a degradare e ad annientare i principi ed i valori che devono essere alla base di ogni convivenza che voglia dirsi civile.
Questo può essere oggi il nuovo volto della RESISTENZA ed un buon modo di commemorare, di celebrare e di rendere attuale il messaggio di quei tempi lontani.
Ogni giorno si leggono e si sentono notizie sul dilagare della corruzione, sulle infiltrazioni sempre più pervasive di organizzazioni di stampo mafioso, sui comportamenti sconvenienti di uomini pubblici, sull’evasione fiscale, su violenze fisiche e morali. L’opinione pubblica sembra essersi assuefatta a tale stato di cose: una volta che giornali e televisione ne hanno parlato, sembra che il giudizio su queste notizie (di per sé sconvolgenti e contrarie ad ogni ragionevole principio di giustizia, legalità e correttezza) divenga oggetto di un processo di anestesia interiore, nell’animo e nella mente della stragrande maggioranza dei cittadini, che non è più capace di una riflessione, di una scelta e di una conseguente azione di censura, di ripulsa e di opposizione.
Resistere all’iniquità ed al degrado non deve comportare solo un atteggiamento statico di non accettazione, ma deve anche stimolare un comportamento attivo di rifiuto e di opposizione. Cosa che oggi nei cittadini si verifica molto raramente: sembra che ciascuno di noi, anche quando condanna e respinge i comportamenti negativi altrui (di personaggi sia pubblici che privati), intanto si accontenti di aver espresso il proprio giudizio di censura e poi si aspetti che debba essere qualcun altro a provvedere in sua vece perché tali comportamenti non abbiano a ripetersi.
Può servire, come esempio del nostro pavido e tremebondo modo di difendere la qualità della nostra vita sociale (perché di questo si tratta), l’esame del nostro atteggiamento nei confronti dell’ambiente. Tutti d’accordo, a parole, nel dire che non si deve inquinare, che l’acqua è un bene prezioso, che l’energia non va sprecata, che l’aria che respiriamo deve mantenersi pura, ecc., ecc., ecc.. Ma poi: riscaldamento al massimo ed in maniche di camicia d’inverno; finestre aperte e condizionatori a palla d’estate; al bar o dal tabaccaio in automobile; rubinetti lasciati aperti e luci dimenticate accese anche di giorno e chi più ne ha più ne metta. E se vediamo qualcuno che getta rifiuti nei fossi ……, è qualcun altro che ci deve pensare.
C’è chi prova a giustificare il suo comportamento disinvolto sostenendo che “se sono solo io a comportarmi come si deve e gli altri non lo fanno, non cambia niente”, dimostrando in tal modo il suo sommo grado di ignoranza e di inciviltà e mascherando così il suo vero pensiero: “se anche non mi comporto come si deve, chi vuoi che se ne accorga?”.
Questi comportamenti e questi modi di pensare, apparentemente poco rilevanti, devono essere cambiati ed è contro la tentazione della comodità, derivante da scarsa attenzione e dal rifiuto anche di un minimo impegno, che ci dobbiamo impegnare a RESISTERE ed a farlo ogni giorno: tutti!
Altrimenti si rischia di scivolare inconsapevolmente, ma inesorabilmente, secondo il malinteso liberismo del “laissez faire, laissez passer”, verso un livello di degrado morale ed ambientale da cui potrebbe essere impossibile far ritorno senza dover sostenere sacrifici talmente grandi e senza dover pagare un prezzo talmente caro, da provocare profondi e violenti squilibri sociali.
I pannicelli caldi e le pacche sulle spalle, quando i momenti sono difficili, sono buoni solo per illudere e tenere tranquilli gli ingenui e i creduloni, ma non risolvono i problemi, se questi sono gravi e reali. In Italia ed anche nella nostra piccola città, di simili problemi ce ne sono non pochi.
Da qui la necessità di impegnarci attivamente per evitare il declino della nostra società e perché, invece, tutto ciò che rappresenta un VALORE per la convivenza civile debba essere difeso in modo strenuo e, se necessario, battagliero. Lo dobbiamo fare con il massimo impegno, con tutte le nostre energie, facendo funzionare a dovere il nostro cervello e non delegando ad altri la formazione delle nostre opinioni e dei nostri convincimenti, per non divenire inconsapevoli marionette manovrate e fatte ballare dalle dita di abili mistificatori ed illusionisti.
VIVA dunque anche oggi il 25 aprile, purchè viva rimanga anche oggi la nostra capacità di RESISTERE per opporci al degrado ed all’iniquità e per riscoprire, difendere e continuare a credere in quei VALORI su cui si fondano le civiltà ed il progresso dei popoli.
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IL NODO AL FAZZOLETTO
Per tenere a mente notizie che non sempre hanno avuto il necessario rilievo e un’ampia diffusione. Informazioni importanti per sapere cosa succede intorno a noi, magari senza che noi ce ne accorgiamo.
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Cibi adulterati: sparita la legge, non è più reato Da metà dicembre 2010 non è più in vigore la legge n. 283 del 1962. Ciò significa che la nostra salute e la qualità di ciò che mangiamo non sono più tutelate per legge, ma dipendono solo dalle correttezza e dalla serietà di chi vende prodotti alimentari. Ed i reati che quella legge contemplava per chi vende cibi adulterati (“cozze infettate dal virus dell’epatite o dal vibrione del colera, alici con il parassita, mozzarelle blu, maiale alla diossina, cibi scaduti e rinfrescati cambiando le etichette, cotolette alla salmonella e carne ringiovanita con i coloranti, olio d’oliva fatto senza olive, mascarpone botulinato, ortaggi con il piombo, acque minerali al cloroformio, pane o mortadella agli escrementi”) non esistono più. Questo grazie all’entrata in vigore della procedura “taglia-leggi” (legge n. 246 del 2005) e finchè non entrerà in vigore una eventuale nuova norma. Speriamo presto. Speriamo bene.
(Sintesi dal Corriere della Sera, 15 gennaio 2011)
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