Editoriale
La Provincia di Lodi
e le parole al vento
La campagna elettorale per le provinciali è ormai alle spalle. È stata una campagna combattuta soprattutto sui temi ambientali ed economici, sul confronto tra i due maggiori candidati e le loro opposte radici politiche. Poco invece si è detto circa i reali poteri della Provincia di Lodi e, più in generale, di tutte le province d’Italia. E questo potrebbe ridare fiato alle tesi, spesso alimentate da pura demagogia, che sostengono l’inutilità degli enti provinciali e la necessità di una loro soppressione. “Il Ponte” non vuole ergersi a paladino delle province, né tantomeno intende fornire tesi preconfezionate. Ci limiteremo a segnalare alcuni spunti di riflessione, provando poi a cogliere qualche conclusione basata sui fatti, sulla realtà e quindi non sulle semplici parole.
Iniziamo elencando qualche esempio di servizi e opere pubbliche che gli abitanti di Sant’Angelo possono richiedere o aspettarsi legittimamente dalla Provincia di Lodi. Partiamo dalla viabilità: sappiamo bene quanto sia necessario mettere in sicurezza il tratto urbano della strada provinciale 235 (Lodi-Pavia), soprattutto all’incrocio della Malpensata. Bene, le competenze della Provincia in ambito viabilistico sono molto ampie e dunque è lecito attendersi al più presto la costruzione di una rotatoria, per troppo tempo rimandata con un rimpallo di responsabilità tra Comune di Sant’Angelo, Provincia di Lodi e Regione Lombardia.
Proviamo a fare un altro esempio. Proprio nel mese di giugno ricorrono i due anni dalla chiusura al pubblico per motivi di sicurezza del castello Bolognini. Una vicenda triste e amara, di cui “Il Ponte” si è spesso occupato, non risparmiando talvolta giudizi taglienti verso le istituzioni coinvolte. Bene, crediamo che la Provincia di Lodi sia un ente con l’autorità necessaria per intervenire in maniera decisa al fine di riaprire il castello. In questi mesi la Provincia ha svolto un lavoro di coordinamento, che purtroppo non ha portato a risultati concreti per il mancato accordo tra le altre forze in campo. Tra una Fondazione Bolognini che dipende da Roma (e sappiamo bene quanto la capitale spesso sia distante, non solo a livello geografico) e un Comune di Sant’Angelo troppo piccolo e impreparato per occuparsi direttamente dei problemi del castello, crediamo che un ente di grandezza intermedia, cioè la Provincia, possa dare un contributo importante.
L’elenco potrebbe continuare con la scuola, con l’istruzione superiore, dai licei agli istituti tecnici: a Sant’Angelo, ad esempio, le competenze sulle strutture dell’Istituto superiore Pandini sono in carico alla Provincia di Lodi. E in tema di pianificazione urbanistica, ogni provincia italiana può disegnare lo sviluppo del territorio di competenza, andando oltre i piani di governo del territorio (gli ex piani regolatori) dei singoli Comuni. L’idea che una amministrazione comunale, magari per scelte poco oculate o egoistiche, dia il via libera a una maxi logistica o a un insediamento industriale dannoso, con ricadute sui Comuni vicini, può essere superata grazie alle decisioni o alle pressioni di un ente superiore, le province appunto. Gli esempi potrebbero continuare, ma ci fermiamo per cercare di raccogliere qualche conclusione. Siamo convinti che le province in Italia servano, abbiano funzioni ben precise. Se andiamo oltre ai casi eclatanti, agli sprechi, e proviamo ad analizzare a fondo queste istituzioni, ci accorgiamo che giocano alla perfezione il ruolo di un ente intermedio, di una cintura di trasmissione, tra la Regione e i Comuni, nella maggior parte dei casi piccoli e privi di competenze specifiche in talune materie. La Provincia di Lodi non fa eccezione. Ecco perché limitarsi a criticarla, chiedendone la soppressione e dipingendola come un inutile carrozzone, riteniamo sia poco serio e per nulla rispettoso della realtà dei fatti.
.
. . . . . ..... . . . . .. .
.
.
.
.